mercoledì 8 settembre 2010

Il monologo del pazzo

IL termine ateismo indica in maniera non univoca una varietà di posizioni filosofiche aventi in comune l'essere opposte al teismo. In un senso molto ristretto la parola ateo può indicare colui che afferma la non-esistenza di una divinità immanente, oppure colui che considera il concetto di essere soprannaturale come una costruzione mentale dell'uomo; all'estremo opposto, nell'accezione più larga possibile ateo è sinonimo di non credente, nel senso per cui laddove il teista crede, e spesso afferma, l'esistenza del divino, l'ateo non lo fa.

Io mi riconosco nell'agnosticismo, categoria che raggruppa tutti coloro che sulla questione dell'esistenza/inesistenza di Dio "sospendono" il loro giudizio: si astengono cioè dall'esprimerlo o ritengono che la questione non possa essere risolta.

Contrapporre la "scienza" alla "fede" è un errore di logica. L'una, intende un complesso organico di conoscenze ottenuto con un processo sistematico di acquisizione delle stesse allo scopo di giungere ad una descrizione precisa della realtà fattuale delle cose e delle leggi in base alle quali avvengono i fenomeni.

L'altra, è propriamente intesa come il credere in concetti, dogmi o assunti in base alla sola convinzione personale o alla sola autorità di chi ha enunciato tali concetti o assunti, al di là dell'esistenza o meno di prove pro o contro tali idee e affermazioni.

Mentre la "scienza" si occupa del "come" la fede si occupa del "perché", e questo è estremamente chiaro: risponde ad un'esigenza che essa stessa genera. Il "perché" - l'intenzionalità - è un concetto degli (e riscontrabile solo negli) esseri umani.

La coscienza di se stessi che - per quel che sappiamo esiste nelle intelligenze da un certo livello in poi - genera in noi la necessità di antropomorfizzare l'esistente, elevando la nostra particolarità ad una generalità incontrastabile.

Certo, il fatto che per ciò che sappiamo siamo i soli a possedere questa caratteristica rende da una parte molto eccitante e viscerale la tendenza a Dio. Ma l'unicità - conosciuta - di un elemento, non può essere sufficiente per alimentare tale presunzione.

La realtà, è che se fossimo meno presuntuosi, non creeremmo un Dio a nostra immagine e somiglianza soltanto per compiacere il nostro desiderio di immortalità.

"Dio forse ha creato l'uomo, ma l'uomo, il figlio di Dio, ha creato Dio solo per inventare se stesso".


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